Sorry we missed you (Lucky Red Distribution).
Presentato alla Stampa in anteprima al Cinema 4 Fontane il nuovo film di Ken Loach. E’ nelle sale dal 2 gennaio 2020.
La visione drammatica dei tempi moderni di Ken trova respiro nella riflessione di un ceto medio che sta pian piano scomparendo, aprendosi di fatto, a nuove forme di schiavitù nelle quali la tutela è appannaggio esclusivo dei poteri economici forti.
Sullo sfondo la crisi maturata alla fine del primo decennio degli anni 2000.
La precarietà annulla la dignità e spinge le persone ad accettare compromessi pur di sopravvivere.
Perché Il sistema economico è solito giocare le sue carte togliendo di mezzo scrupoli e umanità per lasciare spazio alla disumanità dei numeri che mettono in primo piano report, dati statistici, “applicativi” senza memoria emotiva.
L’unica memoria che usano è quella RAM dunque solo performativa, per condizionare tempi e modi di lavoro degli uomini all’interno del complesso marchingegno produttivo dell’industria del terzo millennio.
Robot al posto di uomini, piccoli grandi schiavi al posto degli esseri umani che “pretendono” di lavorare per vivere e non di vivere per lavorare.
Sotto i colpi delle grandi multinazionali che nel film “Sorry we missed you”, ad un certo punto, vengono citate senza mezzi termini, la famiglia simbolo di unione indissolubile ed eterna si disgrega e diventa freno e unione a termine, perché nel paradigma familiare di Loach, il lavoro è sinonimo di lotta con se stessi (pur di lavorare si è disposti a tutto, anche a costo della salute e della vita familiare) e non opportunità di crescita e di mutuo supporto.
Ecco che Ricky, che sognava di diventare un trasportatore freelance con un sensibile incremento nei guadagni e aveva costretto sua moglie Abby a vendere la sua auto per comprarsi un furgone, a causa di una serie vicissitudini familiari, invece di guadagnarsi la paga giornaliera, finisce con l’accumulare debiti …fino all’inverosimile. Una conseguenza invevitabile “grazie” al contratto di lavoro capestro sottoscritto con un imprenditore senza scrupoli, Mister Malone, che scarica su di lui rischi e responsabilità.
Al margine di questa storia, ma non per questo meno importanti l’undicenne Liza Jane e il liceale Sebastian. Vivono a Newcastle, ambiente non facile nel quale sia Liza che Sebastian, a modo loro combattono la deriva che si è impadronita dei loro sogni: una famiglia felice, presente, attenta, una possibilità di futuro.
Il finale , emblematico, non può che essere tragico anche se non è tanto un punto di arrivo bensì un punto di partenza. Nolente o volente nel film di Ken Loach apre alla riflessione e al cambiamento.
Direttamente nella realtà.
Una volta usciti dalle sale.