Artista di raffinata ed eccelsa propensione al cantautorato poetico è Stefano di Nucci che abbiamo intervistato in occasione della sua esibizione sulla piattaforma Facebook di “Dal Palco di Casa Mia”, un appuntamento che dà spazio alla musica di grande talento. Una ottima occasione per conoscerlo meglio e condividere con lui queste domande:
Stefano hai ritirato da poco il Premio della Critica di “Palco d’Autore”, intitolato alla memoria del musicista Pasquale Curcio. Che valore dai ai Premi? Prima di Palco d’autore il Premio Lunezia ? E quale ricordo ci puoi condividere di Pasquale Curcio.
Il valore che attribuisco al concetto di premio dipende dal premio stesso: il premio alla critica mi ha fatto estremamente piacere proprio perché è dato dalla critica. In altri termini è un premio che, per antonomasia, è più analitico e bada maggiormente alla cura del particolare. Insomma è il premio più feticista che c’è. Io sono molto attento ai dettagli, in generale. Pasquale Curcio non l’ho conosciuto di persona ma mi sono documentato su internet e credo di aver capito sia stato un musicista tecnicamente molto dotato. Detta così, niente di nuovo, considerando che ho conosciuto tanti musicisti bravi che però tendevano a creare un muro con la loro arte. Curcio mi è sembrato abbia usato il suo talento per seminare tanto affetto intorno a sé. Questa cosa la trovo enorme, straordinaria. Il premio Lunezia è un riconoscimento molto importante, anche perché è uno dei contest in cui maggiormente si bada al testo. Io, oramai, ci tengo più al testo che alla musica quando scrivo le canzoni.
Stefano cantautori si nasce o si diventa?
Non so rispondere a questa domanda o quantomeno non so se esiste una regola invariabile: io credo di esserlo diventato.
Sei a tutti gli effetti un cantuatore. Che valenza dai a questa parola nella tua vita e quanto te l’ha cambiata (la vita)?
La valenza è gigantesca. Così grande che spesso mi causa sofferenza quando vedo che altre persone non danno il giusto peso a questa figura. Effettivamente solo in Italia esiste il termine “musica leggera”. La musica dei cantautori può essere pesantissima. Il cantautorato ha questo potere: riuscire a enucleare concetti importantissimi tramite un una forma piacevolissima e fruibile. Penso a Gaber e non solo. La vita sinceramente non me l’ha cambiata. Sono altre le cose che mi hanno cambiato la vita. Mio figlio, per esempio!
La tua musica è un punto di arrivo oppure un punto di partenza?
Se mi prometti che non lo dici a nessuno, io ti confido che a me la musica non mi interessa più tanto. Forse perché ho avuto a che fare con dei discografici che me l’hanno fatta amare di meno, forse perché oramai una musica la può scrivere anche chi non sa cosa sia una triade maggiore, resta il fatto che, per me, non è né arrivo né partenza!
Un luogo in cui evadere o attraverso il quale ritrovarsi?
Un romanzo!
Il tuo ultimo lavoro si intitola Opera Postuma. Cosa ti ha fatto sentire postumo al tuo progetto?
Sulla copertina del disco c’è la foto di un bimbo. Precisamente quel bimbo sono io, vestito da Pierrot (negli anni ’80 i bimbi venivano vestiti sempre da Pierrot a carnevale). È postumo quel bimbo: non essendoci più quel bimbo, io dichiaro di essere cambiato e maturato rispetto ad errori del passato. Insomma tramite un concetto che rimanda alla morte, inneggio ad una rinascita personale.
E’ nato nel 2018, oggi lo avresti riscritto alla stessa maniera?
Assolutamente no! Credo sia anche normale, come quando riguardi le foto del passato e ti chiedi come hai fatto a indossare quella giacca con le spalline così larghe (altro riferimento agli anni ’80).
Cosa ti fa sentire vivo oggi dal punto di vista creativo?
Leggere! Quando leggo, vivo una sensazione che fluttua tra il piacere e la frustrazione. Se leggo un grande autore mi dico: “cacchio, ora chiudo il libro e scrivo anche io qualcosa”. Poi, la frustrazione: “sì, ma come si fa a scrivere così bene?!?”
Ma soprattutto qual è l’ambizione della tua creatività?
Io punto alle idee! Cerco di avere un’idea che sia mia. Non voglio essere originale, voglio dare adito alle mie idee.
Stai lavorando ad un nuovo disco?
Sì, ora sì! E, ti dirò, ho anche parecchia voglia di fare un disco nuovo. Ho anche pronti tanti provini. Bisogna solo dargli il colore giusto e chiudersi in studio di registrazione!
Se oggi sei dove sei a chi devi dire grazie?
Come cantautore a mio padre! Mi ha fatto scoprire la bellezza della parola!
Se potessi tornare indietro c’è qualcosa che rifaresti oppure cambieresti tutto?
Certamente qualcosa la cambierei ma niente di grave, eh!
Tra pochi mesi tornerà Sanremo. Che peso dai a questo tipo di Kermesse? Ti interessano?
Io cerco di non estremizzare mai le cose: “lo adoro VS mi fa schifo”. Ci sono state delle edizioni che ho visto molto volentieri perché c’ erano artisti che mi interessavano. Ultimamente mi sono preso la briga di ascoltare in cuffia un’edizione (non ti dico di quale anno) e l’ho trovata pessima.
Che rapporto hai invece con i live e con il pubblico?
Bello e brutto! Nel senso che io come frontman sono bugiardo. Essere frontman non ce l’ho nell’indole. Infatti non mi dispiacerebbe affatto fare l’autore: scrivo una canzone, gli altri la vanno a cantare e io sto sbracato sul divano.
Dopo Lunezia le aperture ai concerti di Fabrizio Moro, cosa hai provato?
Stupendo, indubbiamente. Sono soddisfatto della mia freddezza nel gestire un impatto emotivo di quel calibro; anche se, ad un certo punto, prima di iniziare il primo pezzo ho alzato la testo e ho visto un muro infinito di gente. Per un momento ho pensato di scapparmene urlando in falsetto!!!
Progetti presenti e futuri
Musicalmente voglio incidere un disco nuovo! Personalmente, voglio crescere sempre di più come persona!
E… (messaggio libero)
Perdonami ma a me la libertà mi crea una barriera non indifferente. Da quando sono piccolo, io rendo sotto stress. Funziono di più se mi mettono sotto pressione.Se ci fosse stato scritto “E… (messaggio sotto pressione)”, ora ti avrei stupito con un finale al cardiopalma!!!
di Giovanni Pirri