L’artista Antonio Rovaldi porta a Bergamo il progetto End. Words from the Margins, New York City, presentato lo scorso novembre presso l’Università di Harvard.
La mostra Il suono del becco del picchio, ospitata dal 13 febbraio al 17 maggio 2020 negli spazi dell’Accademia Carrara di Bergamo, rappresenta il secondo capitolo del progetto End. Words from the Margins, New York City, promosso dalla GAMeC in partnership con l’Università di Harvard (Graduate School of Design), il Kunstmuseum di San Gallo e Magazzino Italian Art di Cold Spring (NY), con cui l’artista ha vinto la quinta edizione dell’Italian Council, il programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
A cura di Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, insieme a Steven Handel, Visiting Professor di Ecologia alla Graduate School of Design di Harvard e Francesca Benedetto, Design Critic, la mostra – così come l’intero progetto – costituisce un elogio del cammino, dell’attraversamento fisico degli spazi più marginali, e si fonda sull’idea che proprio da questi confini – non solo geografici, ma anche politici e antropologici –, possa svilupparsi una rinascita consapevole della società.
Il progetto presenta la metropoli più iconica al mondo dal punto di vista delle sue periferie e dei bordi estremi dei suoi cinque boroughs – Manhattan, Brooklyn, Queens, The Bronx, Staten Island –, lungo i quali Rovaldi ha camminato, e restituisce l’esperienza dell’artista in una serie fotografica capace di rappresentarne la complessità.
Nella sua ricerca, Rovaldi ha affrontato temi come il verde nelle periferie in relazione all’espansione urbanistica, i detriti urbani, il legame tra fotografia e produzione letteraria, e ancora la fotografia come romanzo visivo che si costruisce intorno alla città.
Da questa esperienza è nata una serie di immagini in grado di presentare una New York periferica e meno conosciuta, con le sue vaste lagune in prossimità dell’oceano, svincoli autostradali e zone incolte e non facilmente accessibili.
Oltre alle cinquanta fotografie in bianco e nero in stampa analogica che occuperanno le pareti dello spazio espositivo, la mostra presenterà alcune mappe geografiche realizzate dall’architetto paesaggista Francesca Benedetto che mostrano le trasformazioni urbanistiche, geografiche e meteorologiche della città, accanto a un’installazione sonora e a due sculture in bronzo realizzate appositamente per la mostra.
Five Walks. NYC, 2017-2020 nasce dalla collaborazione tra l’artista e il sound designer Tommaso Zerbini e offre, attraverso un flusso costante di voci e suoni, l’immagine di una geografia elastica in cui i confini si dilatano passo dopo passo, sosta dopo sosta, con il ritmo lento e riflessivo di una lunga camminata.
La prima delle sculture in bronzo rappresenta la copia di un limulo (horseshoe crab), creatura pleistocenica, corazzata e primordiale, che si spiaggia lungo l’East Coast americana e in particolare intorno a New York, con cui l’artista intende ricordarci che i margini della città hanno forme antiche e tempi geologici stratificati.
La seconda è un detrito di una tastiera ritrovata lungo una spiaggia di Staten Island che, posizionata in verticale su un basamento come un piccolo monolite, potrebbe ricordare una divinità antica e futura al tempo stesso, un oggetto devozionale proveniente da una città sommersa nelle acque grigie dell’oceano.
Completa l’allestimento il video The Rest of the Images, realizzato in collaborazione con la regista Federica Ravera: un filmato che è documentazione della pratica dell’artista e, al tempo stesso, della stretta relazione tra il camminare, l’immagine fotografica e la costruzione di una sequenza.
In parallelo alla mostra, la GAMeC, in collaborazione con l’Accademia di belle arti G. Carrara di Bergamo, promuoverà una serie di laboratori, escursioni, esplorazioni, incontri e conferenze che coinvolgeranno artisti, architetti, urbanisti, filosofi e scrittori.
Durante gli appuntamenti del primo ciclo del 2020 del Public Program, l’esperienza di Antonio Rovaldi a New York sarà trasformata in un modello di indagine per esplorare i confini della città di Bergamo.
IL VOLUME – THE SOUND OF THE WOODPECKER BILL: NEW YORK CITY
The Sound of the Woodpecker Bill: New York City, edito da Humboldt Books, costituisce il fulcro del progetto.
È suddiviso in cinque capitoli – come i cinque boroughs della città –, composti ciascuno da una selezione di cento fotografie in bianco e nero che documentano la camminata intorno al perimetro di ogni circoscrizione.
Il volume include, oltre al testo di Antonio Rovaldi, le mappe realizzate da Francesca Benedetto e contributi di Francesca Berardi, Cecilia Canziani, Anna de Manincor, Claudia Durastanti, Lorenzo Giusti, Steven Handel e Mario Maffi.
Attraverso i loro interventi, gli autori condividono una New York ordinaria, nascosta e distante, contribuendo a fornire uno sguardo essenziale e contemporaneo attraverso cui scorgere il futuro della città, dei suoi quartieri e dei suoi abitanti.
La pubblicazione sarà presentata per la prima volta in Italia mercoledì 26 febbraio 2020, presso la Fondazione Sozzani di Milano; seguiranno le presentazioni presso Casa Italiana Zerilli Marimò (New York University) promossa da Magazzino Italian Art di Cold Spring, e al Kunstmuseum di San Gallo (Svizzera).
Antonio Rovaldi (Parma, 1975), vive e lavora tra Milano e New York.
Ha studiato arte e fotografia con Hideyoshi Nagasawa e Mario Cresci. La sua ricerca ruota attorno a temi connessi alla percezione dei luoghi e al paesaggio. La sua pratica artistica si basa sul percorrere lunghe distanze, a piedi o in bicicletta. Lavora con la fotografia, il video, la scultura e il disegno. Nel 2006 ha vinto il Premio New York della Columbia University, nel 2009 ha partecipato al programma Artist in Residence (AIR) presso l’ISCP di Brooklyn. Mi è scesa una nuvola (Museo MAN, Nuoro 2015), Orizzonte in Italia, Sveglio mare liscio due barche gialle più fumo (Casa Lai, Gavoi 2014), Orizzonte in Italia (Monitor, Roma 2013), The Opening Day (Hirshhorn Museum, Washington DC 2012) sono alcune delle mostre personali.
Tra le collettive: Give Me Yesterday (Fondazione Prada, Milano 2016), Fotografia Europea, La via Emilia. Strade, viaggi e confini / Nuove esplorazioni (Reggio Emilia, 2016).
Nel 2015 pubblica, con Humboldt Books e MAN, Orizzonte in Italia, progetto editoriale candidato alla XXV Edizione del Premio Compasso d’Oro. Nel 2015, sempre con Humboldt Books, insieme a Francesca Berardi pubblica Detour in Detroit, libro che racconta la storia della città attraverso le biografie dei suoi abitanti. Con Les Cerises ha pubblicato New York City Babe, libro per bambini, ispirato a NYC e ai suoi marciapiedi. Nel numero di maggio 2019 della rivista Domus (N.1024), è stato pubblicato un estratto del progetto End. Words from the Margins, New York City. Collabora con l’artista Ettore Favini per la realizzazione di progetti site specific (vincitori Premio Portali dello Scompiglio, 2012 e Premio Suzzara, 2014) e con l’artista Michael Höpfner per progetti dedicati alla pratica del camminare (Shorakapok, Prato 2009). Nel 2017 ha fondato lo studio CLER, a Milano.